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Un fascio di radiazioni estremamente brillante, preciso, monocromatico che trasporta energia sufficiente da vaporizzare il metallo.

Luce amplificata che risolve in potenza problemi di miopia così come è in grado di innescare una fusione nucleare.

No, questa non è la descrizione della trama dell’ultimo film di 007, ma la tecnologia del LASER.

Teorizzata da Albert Einstein negli Anni ’20 e realizzata quarant’anni dopo per la prima volta dal fisico Theodore H. Maiman, è l’acronimo di “Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation”, che tradotto in italiano suona come “amplificazione della luce causata dall’emissione stimolata di radiazioni” e descrive un fenomeno fisico che sta alla base di numerose tecnologie dell’era moderna.

Come indica il suo nome, il LASER ha a che fare con la luce.

Non dovete però immaginarvi la tipica luce bianca come quelle delle lampade di casa o della torcia con la quale illuminate il bosco quando andate a porcini: si tratta di un fascio con un solo colore, e dunque a una sola lunghezza d’onda, estremamente preciso e intenso.

Per comprendere come questo possa essere prodotto, non serve rispolverare i vostri libri di fisica, ma è sufficiente ripartire dalla constatazione che la materia è composta da atomi.

Quando questi ultimi sono sottoposti a una quantità di energia sufficiente, gli elettroni che corrono come macchine attorno al nucleo mettono una marcia in più: in gergo si dice che subiscono un’eccitazione.

Questa energia che hanno guadagnato non è di quantità arbitraria bensì risulta essere ben precisa e dipende dal tipo di atomo coinvolto nel processo.

Dopo essere state eccitate, le particelle tornano nel loro stato di energia più basso.

Questa differenza di energia è dissipata sotto forma di fotone, cioè il costituente elementare della radiazione elettromagnetica. Il fotone emesso incontra poi un altro atomo eccitato che a sua volta emette un altro fotone, e così via con gli altri.

Se si pone questa quadriglia particellare tra due specchi, di cui uno parzialmente riflettente, il processo si ripete miliardi di volte finché da essi esce un raggio di luce estremamente brillante e concentrato di lunghezza d’onda definita. Un raggio laser!

I materiali che vengono posti tra gli specchi, chiamati anche mezzi attivi, possono essere di vario tipo a seconda del loro scopo finale: per esempio, per la chirurgia oculare sono impiegati ittrio e alluminio drogati con neodimio, il rubino si usa per rimuovere tatuaggi, mentre l’anidride carbonica marca e incide metalli, plastiche e vetro.

Dagli Anni ’60 la ricerca sui laser non si è mai fermata, e questa tecnologia ha oggi un enorme intervallo di applicazioni che spaziano dalle stampanti che abbiamo in casa all’intrappolamento di atomi in astrusi computer quantistici.

E così, la prossima volta che al supermercato passerete allo scanner le vostre focaccine preferite, o che dovrete indicare durante una presentazione una tabella con un puntatore, sappiate che starete amplificando luce mediante emissione stimolata da radiazioni. Insomma, starete impiegando la tecnologia laser.

 

Perché si utilizza il laser per marcare i codici sui manufatti?

L’utilizzo si questa tecnologia assicura ottime performance in termini di:

  • precisione
  • velocità                                                                                                              
  • ottimizzazione degli spazi per la marcatura (che possono essere anche molto ridotti)
  • durata (i risultati possono essere anche permanenti)
  • flessibilità (si adatta bene a diverse tipologie di materiali come acciaio, alluminio, alluminio anodizzato, titanio oro, argento, ottone, rame oltre che plastica e tessuti)
  • prezzo (non richiede particolari spese di manutenzione e non produce materiali di scarto).

 

CIM, che si occupa da sessant’anni della lavorazione di manufatti in lamiera, è in grado di offrire ai clienti la migliore soluzione di marcatura al laser. Per farlo, analizziamo il materiale da lavorare (ferro, acciaio, inox, alluminio, materiale plastico) e le esigenze particolari del cliente relative al codice da marcare.

CIM conosce alla perfezione le caratteristiche dei diversi materiali e le loro risposte in fase di produzione, e in caso di progetti complessi mette in campo tutto il suo elevato know-how e la sua spiccata vocazione al problem solving.

Per saperne di più,

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